Come funziona una “scuola famigliare”?

Come funziona, cosa si fa di preciso?

In realtà, non esiste una giornata tipica per tutti. Esistono tanti modi di fare scuola familiare quante sono le famiglie che la praticano. Per questo diventa arduo dire “come si fa” proprio perché non esiste una modalità standard per ogni famiglia, ne per il luogo, ne per l’approccio. Ogni bambino è diverso dagli altri, ha i propri bisogni, attitudine, capacità e interesse diverse. Allo stesso modo, ogni famiglia è diversa dall’altra, perché le sue relazioni interne e il suo rapporto col mondo sono in continua evoluzione. D’altra parte, i bambini crescono velocemente, cambiando molto di mese in mese; per questo l’esperienza dell’apprendimento in famiglia è per sua natura un processo fluido e flessibile, che cambierà molto di giorno in giorno, di settimana in settimana, di mese in mese come nell’arco degli anni.

In pratica, è possibile attivare l’istruzione familiare con diverse modalità:

a casa propria, insegnando personalmente, oppure con l’aiuto di persone scelte appositamente (altri familiari, amici o istruttori);
in condivisione con altre famiglie, creando un gruppo di studio che unisca le proprie forze in varie modi: attraverso la condivisione di ambienti, materiali, capacità tecniche, e l’eventuale scelta di insegnanti privati;
un mix tra questi due per cui si incontra il gruppo di educazione familiare uno o più volte la settima, e le altri si apprende “a casa”.
L’istruzione parentale comprende anche la possibilità di costituire delle associazioni di genitori, le quali si avvalgono del contributo di insegnanti privati regolarmente assunti per seguire l’istruzione del gruppo di bambini.
In ogni modo, ogni famiglia deciderà in meglio per tutti, bambini inclusi.

Molte persone si sorprendono nello scoprire quanti approcci ci sono per occuparsi dell’apprendimento/istruzione dei propri figli. Solitamente si pensa automaticamente a una situazione di “scuola a casa” (i termini “scuola famigliare” o “homeschooling” vanno in questa direzione): uno scenario potenzialmente triste dove uno dei genitori da lezioni frontali al figlio o ai figli per 5 o 6 ore al giorno, con tanto di compiti, verifiche, interrogazioni e voti; dove non ci sono amicizie, né gite scolastiche, né giochi durante l’intervallo. Insomma, un succedaneo impoverito della scuola!

In realtà, chi sceglie l’homeschooling solitamente lo fa per evitare il metodo scolastico. D’altra parte l’istruzione familiare NON si svolge solo a casa, o nel locale concesso dal comune o preso in affitto da più famiglie insieme, ma anche nell’orto, in biblioteca, in palestra, in piscina o nella casa del vicino. Si scelgono gli obiettivi e ci si focalizza su come i bambini sono in grado di apprendere con naturalezza, senza imposizioni, per autentica passione. Si sceglie cosa e come imparare, rispettando le individualità, orientandosi ai desideri e alle inclinazioni dei figli, coinvolgendo nell’educazione chiunque abbia la voglia e la capacità di trasmettere conoscenza e abilità, sfruttando tutte le fonti di conoscenza e competenza che, a ben guardare, sono disponibili nell’ambiente circostante alla famiglia.

I bambini che apprendono in famiglia imparano attraverso la conversazione, il gioco, la lettura e la scrittura, le lezioni all’aperto, il lavoro manuale, le attività in casa, e per i più grandi anche con i vari lavori di volontariato, e con il apprendistato. Nel corso della giornata, i bambini avranno un po’ di tempo per se stessi, per leggere, giocare, disegnare, scrivere, fare un esperimento scientifico, cantare (… insomma, per vivere!) e un po’ di tempo con i genitori per chiedere aiuto, parlare, fare qualche progetto o lavoro insieme; ma anche un po’ di tempo per stare fuori casa con altre persone, per giocare con gli amici, per prendere lezioni di musica, danza, o sport, per partecipare ad incontri, laboratori o eventi culturali con altri famiglie. Solitamente i genitori svolgono la maggioranza delle attività; alle volte, specie se i genitori lavorano o sono molto impegnati per altri motivi, possono scegliere assieme ai figli gli educatori/insegnanti per avere sostegno: potrebbero essere professionisti o meno, per aiutare a preparare per un esame di idoneità o l’esame di Licenza Media (anche per una sola materia) ma anche il nonno elettricista in pensione, lo zio appassionato di musica, la vicina con l’orto e giardino, il papà falegname dalle mani d’oro, la zia racconta storie, la cugina che lavora la creta, ecc., la sorella sarta, l’amica di famiglia francese, e così via.

Ci sono moltissimi risorse disponibili nelle nostre comunità, molte gratuite: biblioteche, musei, siti storici, palazzi di giustizia, negozi di prodotti tipici, parchi naturali, agriturismi. Si possono contattare le persone che si conoscono con capacità e conoscenze particolari, che possono mostrare come si fa qualcosa, rispondere a delle domande, lasciare che i nostri figli li osservino o li aiutino mentre lavorano. La maggior parte delle attività della vita reale possono essere occasione di apprendimento in maniera naturale, senza forzo: scrivere lettere, gestire denaro, misurare e raddoppiare ricette in cucina, osservare le stelle e il ciclo della luna, parlare e discutere con gli anziani e altri adulti di riferimento. Questi sono solo alcuni dei metodi con cui chi apprende a casa impara la propria lingua o una lingua straniera, la matematica, le scienze e la storia.

Esistono famiglie che preferiscono seguire degli orari giornalieri, utilizzando i testi scolastici e programmi dell’istituto scolastico di riferimento; così come esistono famiglie che desiderano affidarsi a un apprendimento più naturale e spontaneo (l’unschooling ovvero l’apprendimento naturale), un metodo attivo, dove si assecondano i bisogni, le interesse e capacità dei figli senza, però, abbandonarli a sé stessi senza una guida e senza alcun sostegno. Questo approccio richiede molto coinvolgimento dai genitori e non è molto diverso dalla pedagogia proposta dal movimento delle scuole libertarie come Summerhill (altri link qui, e qui).

Tra queste due opzioni ci sono infinite sfumature adattabili alla realtà di ciascuno. Certe famiglie scelgono di seguire un argomento centrale su cui ruotano tutti gli aspetti del percorso anche per diversi mesi (questo metodo si chiama “unit studies” in inglese). C’è chi invece propone una materia per volta, facendo un approfondimento che può durare anche settimane o qualche mese prima di passare a un’altra materia. Questo sistema, detto per epoche, è tipico delle scuole Waldorf. Alcune famiglie si avvalgono di esperti per alcune discipline, altri delle competenze di familiari, altri delle conoscenze di altre famiglie (che eventualmente facciano anche loro scuola parentale) con cui riescono ad avere un rapporto continuativo e di scambio reciproco. Altri ancora desiderano affidarsi a programmi e metodologie educative già consolidate in altre realtà, come la pedagogia Waldorf o il metodo Montessori.

La maggior parte delle famiglie comunque cercano di integrare almeno un po di insegnamento strutturato, rimanendo però molto flessibili nel “come, quando e dove”, perché sanno che il miglior apprendimento è frutto di una vita impegnata a seguire i propri interessi e assistendo anche a quelli degli altri membri della famiglia. Lezioni di arte, danza, musica, incontri sportivi, eventi didattici nei musei o presso associazioni culturali, teatro, scouts, corsi privati vari e la vastità delle conoscenze e informazioni che si può ricercare in internet nonché la moltitudine di giochi sia reali che virtuali, offrono tutti quanti una miriade opportunità di arricchimento sociale, culturale e civico, che si riflette anche sulle “materie scolastiche”.

Forse l’unica cosa che i “homeschooler” hanno in comune oltre il fatto di non mandare i loro figli a scuola è un forte senso di responsabilità per il loro apprendimento, e così per forza anche per la loro educazione e istruzione. Questi genitori si buttano capofitto in un mondo completamente nuovo, ricco e complesso, incontrando ogni sorta di pedagogia, filosofia e metodologia dell’apprendimento/insegnamento con un interesse insaziabile.

Alcune famiglie vorrebbero avere un’idea di cosa ci si aspetta dai bambini che vanno a scuola per poter seguire meglio i propri bambini. Si può chiedere una copia del programma dall’istituto scolastico di riferimento, per usare come una mappa ma senza seguirlo rigidamente. Infatti, uno dei vantaggi maggiori dell’apprendimento in famiglia è che non si è obbligati ad operare come fa la scuola ne fare in modo che il bambino segua gli stessi orari. Comunque, non si tratta di pianificare tutto nei dettagli, ma di stendere un programma di massima, per cercare i materiali e le attività adeguate al suo svolgimento, organizzando di conseguenza la vita familiare.

Molti famiglie tengono uno specie di diario di bordo dove annotano le ricerche fatte, i libri letti, i film visti, nonché i giochi, le conversazioni, gli incontri, i laboratori a cui hanno partecipato ed i musei visitati, inserendo foto e ricordi, dando così un esempio concreto dell’uso creativo della scrittura e allo stesso tempo si crea man mano il programma, non solo per presentarlo a fine anno scolastico alla direzione didattica, ma anche per tenere conto degli interessi dei figli, in modo da personalizzare i loro percorsi.

È importante anche riflettere sui rapporti da tenere con la direzione didattica e
parlare con altre persone che hanno scelto di praticare l’educazione/istruzione familiare aiutarà sicuramente a trovare altre idee per proseguire felicemente.

Autore: Melissa Dietrick
con il sostegno di: Greta Beinati (suggerimenti per il testo) e Daniela Palma

fonti oltre la nostra esperienze personali:
“Teach your own” di John Holt, Da Capo Editrice
pagina faq di informagiovani